“LIFE & DESTINY: LA DANZA DEI NONSENSE”

(Vladimir Kush, Wind)
(Vladimir Kush, Wind)

Se iniziassimo un dialogo non costruttivo sull’inesistenza dei ponti e l’importanza degli spari miagolanti, sarebbe, forse, un modo per apparir savi o meri papageni? Un Papageno di prima mano, potrà cantare per ore paventando mancanze e menzogne. Fiero, direbbe che un gatto si curva in grilletto/ grigliato su grano, giallo/ di miglio, per miglia,/ lontano ovvero che un gatto curvato in grilletto/ grigliato su miglio, sgranato/ di fresco, sfrega fragranti/ frumenti in frizione. Violente parole e virulenti nonsense.

(Otmar Alt, Papageno)
(Otmar Alt, Papageno)

Se auspicare “Buon giorno” in tarda serata, equivarrebbe  asserire che Tarde negasse Durkheim imponendo la rissa per l’imitazione di un miagolio latente tra pallide more. Se, lesto un Ernesto non onesto, molesto, s’inarcasse in meridiane, si toccherebbe il punto. Un punto di non ritorno può anche infrangersi su steccati, rifrangersi in flutti marini, ma se il “buontristedì” è detto  in un giorno di sole, se si spruzza del blu lungo tiepidi bagliori, si reitera l’eterno mantra del “chi vive e chi muore”.

(W. Disney - S. Dalì, Destino)
(W. Disney – S. Dalì, Destino)

Ma ogni fine è comunque tiepido principiare e ogni iniziale è il punto focale dal quale spingere l’attenzione. Una morte gentile, una morte “d’onore”, è comunque altra. Diversa d’altalene, di certo. È rigenerazione,  da intendere, dunque, come possibilità d’emersione. Appartiene al giorno, alle notti, il ciclico compimento. Di nascita e dispersione. Ogni giorno, ciclicamente, una parte (più parti invero) di ciascuno, s’evolve e muta. E nel mutare, reinveste energie in percezioni differenti, punti d’osservazione, precedentemente spenti, o non presenti. Una danza, tiepida e lenta.

(W. Disney - S. Dalì, Destino)
(W. Disney – S. Dalì, Destino)

E se, danzando, l’umana statua definisse una donna, campana, il peso del tempo deformerebbe mani e menti nel tentativo carezzevole. Risvegliante. Le strutture limitano, occludono. Non le porte, i passeri o le perle. Ma la perla è una sfera lanciata contro le crepe dell’animo e le campane, bagliori, cuciti in soffioni germogliati da muscolari fenditure.

(Joan Mirò, La ballerina, 1925)
(Joan Mirò, La ballerina, 1925)

Goylì Goylà